mercoledì 25 marzo 2015

Non sono mai stato pregiudizialmente diffidente verso la magistratura, di cui ho avuto modo di sperimentare anche personalmente la professionalità, il buon senso e l'equilibrio nell'applicazione delle leggi e nella valutazione delle persone e dei casi. Spesso lo spirito di servizio di molti magistrati si è spinto fino al sacrificio della propria vita. Onore ai tanti caduti  nell'esercizio delle loro nobili funzioni.
Ma come in ogni ordine professionale, anche nella magistratura ci si può imbattere in soggetti che recano disdoro all'istituzione. Abbiamo visto magistrati arroganti, arroccati nelle loro prerogative, irresponsabili e purtroppo spesso impuniti; magistrati ammaliati dalla prospettiva della visibilità mediatica. Magistrati che non badano ai danni che ingiustamente provocano a persone o aziende per imperizia, superficialità e supponenza. Magistrati prepotenti, insensibili, crudeli, sordi e ciechi anche davanti all'evidenza di fatti e ragionamenti, impegnati a sostenere pervicacemente ipotesi di reati inesistenti, ma solo dichiarati con frasi terribili e fragorose. Magistrati affetti da protagonismo, narcisismo, dalla volontà di esporsi per fare magari carriera in politica. Qualcuno di loro ci è pure riuscito, divenendo anche sindaco di città importanti. Ma sono miseramente falliti anche come pubblici amministratori. Magistrati che hanno fallito prima come tutori della legalità e poi come amministratori della cosa pubblica. Le loro precedenti ingannevoli  comparsate televisive testimoniano a posteriori che si trattava di personaggi annebbiati dall'ansia di potere, ma sostanzialmente inadatti sia  a svolgere la funzione giurisdizionale che  quella amministrativa. 

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