A proposito dell'ingratitudine.
Riflettendo sul comportamento di persone da me spontaneamente (e senza la menoma apettatativa di un ritorno di benefici economici) aiutate a superare difficoltà di vario genere, ad alcune delle quali ho contribuito a cambiare in meglio la qualità della loro vita professionale, mi sono domandato perchè quelle stesse persone, una volta incamerato l'aiuto richiesto e talora fortemente sollecitato, molto spesso (ma fortunatamente esistono lodevoli eccezioni) esprimono verso il benefattore indifferenza,oblio ed in definitiva ingratitudine.
Ho tratto l'impressione che l'ingratitudine spesso nasce da un odioso complesso di inferiorità verso il benefattore che induce il beneficato a dimenticare o a negare o a minimizzare l'aiuto ricevuto con l'intento di non ammettere la superiorità del benefattore. Oppure perchè considera che quell'aiuto era un atto dovuto o un suo diritto.
Il filosofo francese La Rochefoucault sosteneva che la riconoscenza consiste nell'attesa di nuovi favori; ragion per cui quando non sei più nelle condizioni di erogare nuovi favori scatta la irriconoscenza e l'ingratitudine. Anche Tacito ha detto la sua in proposito, sostendo che i benefici che non possono essere ricambiati generano non riconoscenza bensì antipatia e talora anche odio.
L'ingratitudine è una meschinità di molte persone. Perchè non si esprime amicizia, affetto e vicinanza verso chi ti ha aiutato?
Sono assolutamente d'accordo con Magris quando sostiene che ogni gesto di solidarietà, ogni gentilezza, ogni aiuto che ti viene spontaneamente e liberamebte dato dovrebbe essere colto come un raggio di luce in una bella giornata. Essere grati significa essere giusti, significa avere rispetto degli altri.
mercoledì 25 marzo 2015
Non sono mai stato pregiudizialmente diffidente verso la magistratura, di cui ho avuto modo di sperimentare anche personalmente la professionalità, il buon senso e l'equilibrio nell'applicazione delle leggi e nella valutazione delle persone e dei casi. Spesso lo spirito di servizio di molti magistrati si è spinto fino al sacrificio della propria vita. Onore ai tanti caduti nell'esercizio delle loro nobili funzioni.
Ma come in ogni ordine professionale, anche nella magistratura ci si può imbattere in soggetti che recano disdoro all'istituzione. Abbiamo visto magistrati arroganti, arroccati nelle loro prerogative, irresponsabili e purtroppo spesso impuniti; magistrati ammaliati dalla prospettiva della visibilità mediatica. Magistrati che non badano ai danni che ingiustamente provocano a persone o aziende per imperizia, superficialità e supponenza. Magistrati prepotenti, insensibili, crudeli, sordi e ciechi anche davanti all'evidenza di fatti e ragionamenti, impegnati a sostenere pervicacemente ipotesi di reati inesistenti, ma solo dichiarati con frasi terribili e fragorose. Magistrati affetti da protagonismo, narcisismo, dalla volontà di esporsi per fare magari carriera in politica. Qualcuno di loro ci è pure riuscito, divenendo anche sindaco di città importanti. Ma sono miseramente falliti anche come pubblici amministratori. Magistrati che hanno fallito prima come tutori della legalità e poi come amministratori della cosa pubblica. Le loro precedenti ingannevoli comparsate televisive testimoniano a posteriori che si trattava di personaggi annebbiati dall'ansia di potere, ma sostanzialmente inadatti sia a svolgere la funzione giurisdizionale che quella amministrativa.
Ma come in ogni ordine professionale, anche nella magistratura ci si può imbattere in soggetti che recano disdoro all'istituzione. Abbiamo visto magistrati arroganti, arroccati nelle loro prerogative, irresponsabili e purtroppo spesso impuniti; magistrati ammaliati dalla prospettiva della visibilità mediatica. Magistrati che non badano ai danni che ingiustamente provocano a persone o aziende per imperizia, superficialità e supponenza. Magistrati prepotenti, insensibili, crudeli, sordi e ciechi anche davanti all'evidenza di fatti e ragionamenti, impegnati a sostenere pervicacemente ipotesi di reati inesistenti, ma solo dichiarati con frasi terribili e fragorose. Magistrati affetti da protagonismo, narcisismo, dalla volontà di esporsi per fare magari carriera in politica. Qualcuno di loro ci è pure riuscito, divenendo anche sindaco di città importanti. Ma sono miseramente falliti anche come pubblici amministratori. Magistrati che hanno fallito prima come tutori della legalità e poi come amministratori della cosa pubblica. Le loro precedenti ingannevoli comparsate televisive testimoniano a posteriori che si trattava di personaggi annebbiati dall'ansia di potere, ma sostanzialmente inadatti sia a svolgere la funzione giurisdizionale che quella amministrativa.
venerdì 20 marzo 2015
Quanta demagogia nelle enunciazioni leghiste! La Lega è piena di contraddizioni.
Nel suo statuto sta scritto che obiettivo dell'azione politica del movimento è la secessione dall'Italia. Da qualche mese questo loro obiettivo prioritario non viene più citato nelle pubbliche piazze, poiché Salvini furbescamente si è reso conto che trattasi di una pretesa assurda ed irrealizzabile. Ma non osa nemmeno cancellare dallo statuto quella vergognosa ed ignobile affermazione. Per cui resta evidente la contraddizione tra ciò che sta critto nello statuto e il nuovo corso della politica salviniana che mira a recuperare credibilità politica nel centro-sud portando avanti istanze e progetti non più soltanto per la cosiddetta padania, ma per tutto il territorio nazionale. Ma come la mettiamo con lo statuto?
Riguardo al problema dei migranti, la Lega dice che bisogna fermarli prima che arrivino sulle nostre coste. Ma quando si chiede di spiegare come fare, la ricetta leghista si appalesa irrealistica e demagogica. Dicono che bisogna andare in Libia e fermare i migranti prima della loro partenza. Ma come si fa concretamente? Non c'è un governo libico; con chi discuti? Non esistono autorità nazionali libiche. E' immaginabile una occupazione militare del territorio libico? Assolutamente no. E allora? Resta l'affermazione illusoria, velleitaria e demagogica. Dicono anche di fermare i barconi in mare. Ma come? Affondandoli? Oppure dialogando in mezzo al mare con gli scafisti cercando di convincerli con le buone maniere a tornare indietro?
Nel suo statuto sta scritto che obiettivo dell'azione politica del movimento è la secessione dall'Italia. Da qualche mese questo loro obiettivo prioritario non viene più citato nelle pubbliche piazze, poiché Salvini furbescamente si è reso conto che trattasi di una pretesa assurda ed irrealizzabile. Ma non osa nemmeno cancellare dallo statuto quella vergognosa ed ignobile affermazione. Per cui resta evidente la contraddizione tra ciò che sta critto nello statuto e il nuovo corso della politica salviniana che mira a recuperare credibilità politica nel centro-sud portando avanti istanze e progetti non più soltanto per la cosiddetta padania, ma per tutto il territorio nazionale. Ma come la mettiamo con lo statuto?
Riguardo al problema dei migranti, la Lega dice che bisogna fermarli prima che arrivino sulle nostre coste. Ma quando si chiede di spiegare come fare, la ricetta leghista si appalesa irrealistica e demagogica. Dicono che bisogna andare in Libia e fermare i migranti prima della loro partenza. Ma come si fa concretamente? Non c'è un governo libico; con chi discuti? Non esistono autorità nazionali libiche. E' immaginabile una occupazione militare del territorio libico? Assolutamente no. E allora? Resta l'affermazione illusoria, velleitaria e demagogica. Dicono anche di fermare i barconi in mare. Ma come? Affondandoli? Oppure dialogando in mezzo al mare con gli scafisti cercando di convincerli con le buone maniere a tornare indietro?
martedì 17 marzo 2015
Seguendo alcuni dibattiti televisivi con interventi di giornalisti, intellettuali, opinionisti viene fuori l'immagine di una Italia destinata ad un inevitabile declino; un Paese bloccato da una farraginosa, inefficiente, invasiva e ottusa burocrazia; un Paese esposto all'arbitrio dei prepotenti e dei violenti, contro i quali in modo episodico e casuale i poteri costituiti intervengono per reprimere e correggere gli abusi e gli illeciti; un Paese dove la certezza della pena è aleatoria; un Paese forte con i deboli e debole con i forti; con una giustizia civile scoraggiante per eventuali imprenditori stranieri.
Ebbene al cospetto di una realtà tanto preoccupante (ma potrei elencare tante altre evidenti ed allarmanti negatività) i nostri governanti (Renzi in testa) si affannano a diffondere parole ispirate ad un vuoto ottimismo, a promuovere provvedimenti di legge non finalizzati a rimuovere le negatività di cui sopra ovvero che appena le scalfiranno. Sentire parlare Renzi, Del Rio, la Boschi, Madia e tanti altri esponenti della maggioranza di governo si ha la netta impressione che costoro vivano in un'altra realtà, in un "mondo di sopra" separato da quello vero che sta sotto.
Quale sarà l'esito di tale deprimente spettacolo? La gente si distaccherà sempre più dalle istituzioni, andrà sempre meno a votare, si chiuderà nel suo privato, perderà la fiducia nella classe politica. La democrazia per la quale i nostri padri e nonni hanno lottato e spesso si sono immolati ne uscirà ferita e mortificata.
Ebbene al cospetto di una realtà tanto preoccupante (ma potrei elencare tante altre evidenti ed allarmanti negatività) i nostri governanti (Renzi in testa) si affannano a diffondere parole ispirate ad un vuoto ottimismo, a promuovere provvedimenti di legge non finalizzati a rimuovere le negatività di cui sopra ovvero che appena le scalfiranno. Sentire parlare Renzi, Del Rio, la Boschi, Madia e tanti altri esponenti della maggioranza di governo si ha la netta impressione che costoro vivano in un'altra realtà, in un "mondo di sopra" separato da quello vero che sta sotto.
Quale sarà l'esito di tale deprimente spettacolo? La gente si distaccherà sempre più dalle istituzioni, andrà sempre meno a votare, si chiuderà nel suo privato, perderà la fiducia nella classe politica. La democrazia per la quale i nostri padri e nonni hanno lottato e spesso si sono immolati ne uscirà ferita e mortificata.
domenica 8 marzo 2015
A proposito di Renzi
Non mi fido di Renzi. Ha promesso molto, ha annunciato molto, ha realizzato poco di quanto promesso ed annunciato. Mi torna alla mente un articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera all'indomani dell'arrivo di Renzi a Palazzo Chigi, allorché scrisse che un compagno di liceo di Renzi gli aveva raccontato che fra ragazzi lo avevano soprannominato "bomba", per sottolineare la sua tendenza a spararle grosse senza curarsi dell'esito delle sue sparate.
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